Anzi, nemmeno per intero. Mi ricordo solo di un capitolo in cui il protagonista ha una Golf IV argento metallizzato, un frigo blu che abbraccia in piena notte, per sentirsi realizzato, e che scopre anche quanto gli piaccia la bresaola, meravigliandosi di quanto gli facesse schifo prima.
Questo è il modo in cui conosco Fabio Volo, al di là delle tante volte che l’ho incrociato dietro le quinte, e al di là di una sera a cena, a Riccione, vicino all’Hotel Cristallo (non è quello di Cortina, quindi si può evitare di far ballare l’occhio sul tic), parlò a me e a mezza redazione di “Una canzone per te”, dei tanti fantasmi che popolavano il Grand Hotel, dove alloggiavo, quasi da solo, insieme ai vari ospiti che arrivavano e a una minima parte della Produzione e oltre agli autori, che comunque erano relativamente pochi.
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